Un corso per evitare i ricorsi delle sale giochi e gli indennizzi milionari

Alessandro Golin, funzionario Suap di Prato

​​Non solo gli operatori del gioco, ma anche quanti hanno a che fare con gli imprenditori del settore. Il Suap di Prato ha infatti avviato dei corsi sul gioco d’azzardo per i propri funzionari. Ma a cosa serve un corso del genere?
I miei colleghi hanno manifestato, in diverse occasioni, grandi difficoltà operative nella gestione delle pratiche e soprattutto nello stabilire le limitazioni per le aperture e la contestazione degli illeciti, per esempio, per quanto riguarda le distanze dai luoghi sensibili o per i rapporti con Questura. Già in passato non sono mancate problematiche organizzative relative proprio ai controlli preliminari per l’apertura dell’attività. Proprio a Prato abbiamo ottenuto un giudizio favorevole dal Tar che ha cambiato e regolamento gli equilibri tra amministrazioni. Molti colleghi toscani nei comuni non conoscono queste situazioni, mentre il corso di formazione avviato serve proprio a capire anche questi aspetti.

Questo corso naturalmente garantisce la massima professionalità anche a chi apre una sala giochi o al barista che installa una slot nel suo locale. Si tratta quindi di un concreto vantaggio per tutta la collettività giusto?
Si ma cerchiamo anche di andare oltre gli aspetti tecnici. Il corso ad esempio affronta le tematiche del gioco patologico e dell’epidemiologia, garantendo anche un’infarinatura generale dal punto di vista legislativo per spiegare le differenze tra una awp e una vlt o rispetto alla normativa sulle scommesse. Anche solo a livello di terminologia bisogna sapere di che cosa si parla, delle differenze tra giochi o di come questi possono essere commercializzati. Successivamente il corso si divide in due tronconi che affrontano maggiormente gli aspetti amministravi o normativi in base al target di riferimento.

Sempre più sarete chiamati anche all’applicazione delle regole sulle distanze. Cosa accadrà in futuro?
La distanza è calcolata da un ufficio tecnico, ma è poi la polizia municipale a controllare. L’importante è che i criteri siano chiari e non soggettivi. Perché, ad esempio, per una scuola che ha intorno un giardino l’eventuale distanziometro si deve calcolare dalle mura e non dall’inizio dell’area verde. Quei metri possono validare o invalidare un ricorso, anche se poi ci si affida sempre a un’interpretazione ragionevole e di buon senso.

Questo è il corso che fate in Toscana ma fuori della Toscana, nel resto d’Italia, ci sono iniziative simili?
Qualcosa si simile si tiene in Lombardia con dei corsi finanziati dalla Regione e un blog con una serie di domande e risposte utili su argomenti relativi al gioco.

Non si rischia però di creare una differenza in Toscana tra Comuni pronti ad affrontare la tematica gioco e altri che non partecipano a questi corsi?
Abbiamo pensato a questo aspetto organizzando un corso in tre tappe: Firenze, Pisa e Siena. L’idea è proprio quella di far nascere una rete supportata da un sito web, utile a funzionare come archivio delle buone pratiche, ma anche come suggeritore, una sorta di help desk, in caso di dubbi o difficoltà allineando le amministrazioni locali.

Se volessi aprire una sala giochi a 300 metri da una scuola, secondo il regolamento della Toscana, non potrei aprire allontanandomi fino a 500 m. Ma cosa accadrebbe se in seguito si aprisse una scuola a meno di 500 m dall’attività commerciale?
L’importante è che al momento della presentazione della domanda la distanza sia rispettata. Poi se dovesse verificarsi un caso simile, è compito di chi progetta la scuola rimanere a una distanza corretta. Ma si tratta di una scelta voluta dalla regione Toscana e dall’Anci Toscana per salvaguardare l’imprenditoria. In altre realtà come Piemonte ed Emilia, sono state varate norme retroattive che impongono l’adeguamento delle strutture di gioco esistenti.

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