La posizione di Simone Feder
Simone Feder, educatore e psicologo, è coordinatore dell’area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia, dove è responsabile delle strutture terapeutiche. Cofondatore e coordinatore nazionale dell’associazione Movimento No Slot contro il gioco d’azzardo di massa.
Il gioco andrebbe vietato del tutto?
NO! Non vietare.
Non sono un proibizionista ma dei paletti vanno posti.
Noi abbiamo quattro case da gioco che possono soddisfare la domanda. Più si circoscrive l’offerta e meglio stiamo. Credo che i casinò siano sufficienti.
Ci sono giochi più pericolosi di altri? Quali?
Da addetto ai lavori (e non vorrei occuparmene perché mi occupo di disagio giovanile in altre dimensioni) vedo che i giochi più pericolosi sono le slot machine. Soprattutto per chi ha superato i 25-30 anni.
Poi ci sono altri rischi, come le criptovalute: ragazzini dal soldo facile che investono in criptovalute. È un rischio maggiore rispetto al gioco d’azzardo. C’è anche la possibilità di cambiare le criptovalute all’interno di 5mila tabaccherie in tutt’Italia.
Oggi ci vuole un wallet per avere la criptovaluta. E si può acquistare utilizzando anche una semplice carta di credito o anche entrando in una tabaccheria.
E poi il casinò on line. Dove ci sono anche le slot.
I giovani che accedono al nostro centro e chiedono aiuto si perdono nel mondo dell’on line dove si perdono nel black jack, nelle slot e nelle scommesse.
Chi dovrebbe stabilire le regole sulle attività di gioco d’azzardo?
Le norme deve stabilirle lo Stato. Che però deve ascoltare gli enti territoriali, perché la storia del fenomeno è diversa da territorio a territorio. E deve ascoltare anche le associazioni di categoria. Così come tutto il mondo del terzo settore impegnato a contrastare i problemi che dal gioco derivano.
Qual è il metodo più efficace per prevenire la ludopatia?
A parte mettere dei paletti normativi con vigilanza, bisogna investire soprattutto nel sensibilizzare all’interno delle scuole su quello che è gioco e quello che gioco non è. Quello che serve davvero è un intervento culturale.
Qual è il metodo più efficace per curare la ludopatia?
Bisogna accogliere il giocatore ma insieme ai familiari. Quindi, spesso può funzionare l’inserimento in una comunità, al pari delle dipendenze da sostanze. E in Italia c’è una struttura ben ramificata di centri ai quali ci si può rivolgere. Ma solo gli sportelli d’ascolto sul territorio sono fondamentali per intercettare i soggetti problematici.
C’è qualcosa che l’Italia dovrebbe copiare dall’estero?
Non mi sento di dire che sanno fare molto meglio di noi. Noi abbiamo una rete di risposte a questo problema che piuttosto va valorizzata. Con la Casa del giovane, portiamo avanti un nostro modello. Ma collaboriamo con altri, come i Giocatori anonimi, e vediamo che il loro metodo funziona meglio su alcuni specifici soggetti. Così come succede il contrario.
Quali sono i rischi maggiori del gioco d’azzardo?
I costi sociali dobbiamo pagarli tutti. Tanti giocatori d’azzardo non pagano l’assicurazione dell’auto, con conseguenze anche sugli altri. Inoltre, la disperazione porta anche a reati, suicidi e altri gesti di disperazione.