E adesso, largo ai terapeuti: dopo l’azzardo, anche shopping, sesso e tecnologia sono da curare

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È stato il primo a occuparsi di azzardo patologico, già nel 1990. Ma oggi, secondo Cesare Guerreschi, medico e psicoterapeuta, ci sono dipendenze comportamentali più dannose del gioco: lo shopping, la tecnologia e, naturalmente, il sesso. Il master per terapeuti che organizza da nove anni nella sede della Siipac di Bolzano, quest’anno viene replicato anche a Treviso e a Roma.

Il nome completo è “Master in psicologia delle nuove dipendenze comportamentali” e, dopo le prime edizioni dedicate al gioco patologico, oggi affronta ben sei diverse dipendenze: gioco, sesso, Internet, tecnologia, legami affettivi e shopping.

Cosa fanno oggi i tanti che lo hanno frequentato negli anni scorsi? E con quali obiettivi ancora oggi decidono di frequentare oltre 100 ore di lezioni specialistiche sui comportamenti compulsivi?

Ecco cosa risponde Guerreschi.

Domanda. Al nono anno di questo master, avete deciso di svolgerlo anche a Treviso e a Roma.
Risposta. Nella nostra sede di Bolzano, il master è stato frequentato sempre da molte persone che venivano appositamente da tante parti d’Italia. Anche dalla Sicilia e dalla Sardegna. È evidente che c’è una domanda diffusa, anche perché un master di questo tipo non esiste. Infatti, abbiamo avuto il patrocinio della stessa città di Treviso e di alcune asl cittadine.

Le lezioni si svolgono nei week end e vanno dal prossimo 17 novembre fino al 23 giugno del prossimo anno. Una scelta per favorire chi lavora?
Sì, si tratta di un master di secondo livello, quindi, post laurea, e a iscriversi sono psicologi, medici, psichiatri, ma anche altri professionisti che operano nel settore come sociologi, antropologi, pedagogisti. Ci sono anche molti che lavorano nelle comunità terapeutiche e hanno un ruolo importantissimo nel lavoro di recupero di chi ha una di queste dipendenze.

Quindi, con questo master si hanno degli sbocchi professionali?
Molti puntano al lavoro autonomo. Ma anche le asl richiedono professionisti del settore, che siano realmente preparati ad assistere, curare e fare interventi mirati su una serie di dipendenze patologiche che sono un fenomeno degli ultimi anni.

Quanti sono stati, in nove anni, i masteristi che avete diplomato?
Approssimativamente, siamo a circa 600.

E sapete quanti utilizzano questo diploma per la loro professione?

La protagonista di questo film compra di tutto, in maniera compulsiva. Truffando banche e carte di credito.

Tre anni fa abbiamo partecipato a un bando dell’Unione europea per un master che aveva, tra le altre, una clausola: doveva diplomare 20 masteristi che dovevano poi trovare un posto di lavoro grazie a questo diploma. E, naturalmente, tutti e 20 ci sono riusciti. Gli altri non li ho contati uno per uno, ma posso dire che almeno l’80% di loro mette a frutto quello che ha imparato con noi nel proprio lavoro.

Lei è noto per essere stato il primo in Italia a occuparsi di ludopatia, molto prima che il gioco d’azzardo fosse regolamentato dallo Stato. Viene da chiedersi: chi poteva ammalarsi di gioco quando era vietato? E la diffusione che c’è stata con la legalizzazione non ha aumentato i rischi?
Nel 1990 non se ne occupava nessuno perché non il fenomeno non era visibile. E i miei stessi colleghi non capivano perché io volessi occuparmi proprio di questa dipendenza. Ma i giocatori patologici c’erano già allora. Perché il divieto non è mai servito a eliminare un fenomeno. E allora c’erano i cosiddetti videopoker, che non erano controllati dallo Stato. Poi, nel 2003, con la legalizzazione, lo Stato ha fatto un lavoro importante perché si è sviluppato il controllo. È vero, però, che la diffusione così massiccia ha aumentato i rischi.

Ma allora perché avete allargato il campo d’azione alle altre dipendenze comportamentali?
Perché sono dipendenze meno visibili ma anche più diffuse. Basta pensare alla dipendenza dal telefonino: ha presente quando si va al cinema, dove il telefonino dovrebbe essere spento? Si vedono le facce illuminate in tutta la sala delle persone che non riescono a farne a meno nemmeno per il tempo di un film! In percentuale, tecnologia, shopping o sesso sono molto più diffuse del gioco.

 

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