Meglio Sanremo che il Palio di Siena

Il servizio di Lavinia Sarchi pubblicato la scorsa settimana ha spiegato perché il sindaco di Siena ha chiesto di vietare le scommesse sul più importante evento della sua città. Ora ci si chiede se questo ha comportato una perdita significativa per il bookmaker e come mai questo tipo di scommessa non sia mai stata proposta prima. Ecco il parere di chi le scommesse le conosce fin da quando è nato e

È toscano, di Lucca, ed è praticamente nato in un’agenzia ippica, quella del padre. Fino al 2011, Maurizio Ughi è stato amministratore della Snai, concessionario storico e per decenni gestore di ippodromi nonché di scommesse ippiche. Eppure lui non ha mai pensato di offrire scommesse sul Palio di Siena. Nemmeno adesso, che continua a occuparsi di scommesse con Obiettivo 2016, consorzio di agenzie indipendenti.
In questa intervista spiega perché.

Domanda. Lei sapeva che era vietato proporre scommesse sul Palio di Siena?

Risposta. No, non mi ero mai posto il problema nemmeno quando guidavo la Snai e abbiamo iniziato a proporre le prime scommesse su eventi non sportivi. Ho visto adesso che la legge è del 2008 e ricordo che in quel periodo ci furono sul Palio alcune polemiche e degli incidenti, anche di una certa rilevanza.

D. Scusi, ma lei è toscano: possibile che la sua posizione sia dettata da un certo antagonismo tra corregionali?

“come Snai, avevamo
la proprietà del Siena Calcio”

R. Scherza? Proprio in quegli anni noi come Snai avevamo la proprietà del Siena Calcio. Avevamo deciso di entrare nel settore delle scommesse sportive, dato che avevamo gli ippodromi e c’eravamo occupati sempre e solo di ippica, e cominciammo con il prendere una squadra di calcio, che militava in serie C, e una di basket, il Montecatini basket. Io ero in ottimi rapporti con il sindaco di allora, Pierluigi Piccini: anche se non condividevamo le posizioni politiche, l’ho sempre stimato molto. Cedemmo la squadra quando entrò in vigore una norma che impediva a chi gestiva le scommesse di avere interesse nelle società sportive. E sinceramente, trovo la norma sacrosanta. Fatto sta che lasciammo il Siena calcio dopo averci investito un bel po’. E l’anno dopo, senza che modificassero nulla, la squadra fu promossa in serie B.

D. Allora mi faccia capire: perché un evento di risonanza mondiale come il Palio non sarebbe stato interessante per gli scommettitori?

R. No, non credo proprio che potesse interessare gli appassionati di scommesse, tanto meno quelli dell’ippica. Ma il problema era soprattutto che una parte dell’opinione pubblica lo vedeva, e lo vede, come un evento violento. Con tanto di critiche per i cavalli che si fanno male e di polemiche sulla regolarità della corsa. Per un bookmaker, non ci sarebbe un gran ritorno d’immagine.

D. Ma rimane il più noto evento di ippica in Italia.

R. No, chiariamo. Il Palio è un evento di grande risonanza, ma con l’ippica non c’entra nulla. Noi appassionati di cavalli consideriamo il salto a ostacoli il livello massimo. Poi ci sono tante altre discipline, come il dressage, il completo e altre ancora. E sono, per noi, il refugium peccatorum di quelli che non riescono a saltare gli ostacoli. Ecco, dal punto di vista dell’equitazione, il Palio arriva dopo tutte le altre.

”Il Palio è un evento di grande risonanza,
ma con l’ippica non c’entra nulla”

D. Eppure ne parlano giornali di tutto il mondo. Perfino in Australia si leggono le corrispondenze da Siena per il Palio di luglio e quello di agosto.

R. Certamente. Ma non è una corsa di cavalli. È una lotta tra contrade che hanno scelto di combattere tra loro utilizzando dei cavalli. Avrebbero potuto fare una sfida tra lottatori nel fango, ma la tradizione è questa . In ogni caso, non è una gara di cavalli.

D. Difatti, quando Sisal l’ha proposta nel proprio palinsesto per cinque ore, non era stata inserita tra gli eventi ippici ma tra le cosiddette novelty bet, gli eventi di attualità. Come le scommesse su chi vince il Festival di Sanremo.

R. Sì, e proprio il Festival di Sanremo fu in qualche modo il cavallo di Troia di queste scommesse. Lo ricordo bene perché ero ancora in Snai quando sperimentammo quella opportunità. E fu allora che venne fuori una grossa polemica da parte del mondo musicale: rivendicavano i diritti sulle scommesse sostenendo che sfruttavamo l’immagine dei cantanti. Naturalmente, andammo in tribunale. E vincemmo perché fu riconosciuto che le scommesse non sfruttavano l’immagine dei cantanti ma si limitavano a puntare su chi vinceva. E fu proprio quella sentenza a consentire di dare il via alle scommesse sull’attualità.

 

“a febbraio, l’Italia si ferma per seguire Sanremo;
a luglio e agosto la gente ha di meglio da fare
che stare davanti al televisore”

D. Anche quello di Siena sarebbe un evento d’attualità, posto che non la si può considerare una corsa ippica, ma non giova all’immagine del bookmaker, giusto?

R. Sì ma non è solo questo. Consideriamo anche una differenza fondamentale: a febbraio, l’Italia si ferma per seguire Sanremo. Mentre a luglio e agosto la gente ha di meglio da fare che stare davanti al televisore per vedere una corsa che dura pochi minuti. Ecco perché le scommesse sui cantanti di Sanremo sono paragonabili a un paio di giornate di campionato. Quelle sul Palio di Siena non credo che raccoglierebbero neanche molte puntate.

 

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