Gianni Riotta: La mamma, gran giocatrice. Senza mai problemi.

Intervenuto alla presentazione del bilancio sociale di Hbg Gaming, giunto alla 4ª edizione, il giornalista Gianni Riotta, noto anche al pubblico televisivo, ha parlato del suo privato, della sua mamma che era una giocatrice. Per dire poi come oggi i media parlino solo degli aspetti negativi del gioco, quasi che non esistessero quelli positivi.

Ecco come ha risposto alle domande di TS.

– Secondo lei, perché il racconto del gioco ha preso questa piega? Se all’inizio si parlava solo di come fosse vantaggioso per lo Stato, adesso sembra solo tutto negativo?

«Per capirlo, non bisogna partire dal gioco. Ma piuttosto dai vaccini: com’è possibile che prima la gente andava in piazza a protestare perché i propri figli non avevano accesso ai vaccini, e adesso invece c’è gente che va in piazza a protestare perché non vuole vaccinarli? Viviamo in un’epoca in cui il negativo prevale sul positivo. La diffidenza prevale sulla fiducia, e quindi se tu giochi o vai in una sala giochi o in un bingo, o passi un quarto d’ora alla macchinetta o compri dei Gratta&Vinci, sei un parassita sociale. Questo è un problema per quest’industria, ma è un problema per tantissime industrie. Pensiamo alla medicina, pensiamo ai cibi OGM… Ci sono un sacco di attività che oggi sono sotto accusa per nulla. Per un malessere sociale che le ha corrotte».

– Per un giornalista, e per chiunque abbia un ruolo pubblico, esporsi in questo modo, magari parlando del proprio privato, e dire che non c’è niente di male nel gioco, è un rischio?

«Dire la verità è sempre un rischio nel mondo giornalistico italiano. Molto meglio schierarsi da una parte o dall’altra. E di solito, più ti schieri con gli opportunisti, più vai avanti. Io ormai ho una discreta anzianità professionale, oltre 40 anni. Me ne infischiavo dei rischi quando avevo 17 anni, figurarsi se mi importa qualcosa adesso. Personalmente non gioco. Non sono un giocatore e non amo il rischio del gioco. Ma mia mamma era una giocatrice sia di slot machine, sia di casinò. Poi, da anziana, anche di Gratta&Vinci. E si divertiva molto, senza mai essere diventata ludopatica. Giocava a cuor leggero. Per puro divertimento ».

– Quando si parla del gioco si ascoltano tutti. Operatori, specialisti, giocatori ludopatici che raccontano il loro dramma… Non vediamo mai i giocatori cosiddetti “sociali”. Quelli che, come sua mamma, giocano senza alcun problema.

«È sicuramente un difetto dell’industria, che non li ha interpellati e invitati ai suoi eventi. Certo, i media hanno scelto di utilizzare una narrativa molto netta da questo punto di vista; ma comunque è un difetto dell’industria che non ha saputo trovarli. Poi è anche un difetto dei giornalisti che normalmente preferiscono sempre la storia drammatica alla storia normale. Senza contare che c’è un diritto, più che legittimo, del giocatore. Il quale, magari, non ha voglia di andare allo scoperto».

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