La guerra non ferma i casinò russi. Che però sperano nel ritorno degli occidentali.

Non arriveranno a incassare quanto guadagnavano prima con la vendita di gas ai Paesi europei, ma per i russi il gioco d’azzardo continua a rappresentare una fonte d’introito di capitali esteri. E nonostante la guerra con l’Ucraina, e le conseguenti sanzioni da

quasi tutto l’Occidente, i casinò di Primorye hanno registrato un aumento del 19% di

presenze proprio nel corso del 2022.

Il progetto per la Primarye gaming zone prevede decine di casinò e altrettanti hotel, oltre a un parco acquatico.

Immaginato come la Las Vegas russa, è un quartiere alle porte della città di Vladivostok inaugurato nel 2015 con l’apertura del primo dei due casinò attualmente in funzione, il Tigre de Cristal e lo Shambhala.

Per parlare di cifre, lo scorso anno si sono registrate 463mila presenze dei quali il 13% stranieri, provenienti soprattutto da Cina e Corea del Sud. I ricavi netti derivati dalle attività di gaming (quindi, escluse le attività accessorie e il ricettivo alberghiero) sono cresciute del 37,3%, per un totale di 43,4 milioni di dollari.


Si tratta di informazioni divulgate dalla stessa proprietà del casinò, la Summit Ascent Holdings ltd, quotata alla Borsa di Hong Kong. E non si trovano informazioni su quanto dei ricavi provenga dagli stranieri e quanto dagli stessi cittadini della Federazione russa.
Rimane il fatto che nemmeno la guerra riesce a fermare il gioco d’azzardo. Tant’è che appena un mese fa si era divulgata la notizia che in Ucraina erano stati scoperti dei casinò clandestini che facevano capo a emissari di Vladimir Putin.
Rimane il fatto che l’interruzione dei collegamenti aerei con l’Occidente ha frenato lo sviluppo di Primorye. E gli investitori non si accontentano di questi risultati, che pure sembrano positivi. Aspettano la conclusione del conflitto per completare tutto il progetto, che prevede altri 11 casinò e altrettanti resort.

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