Onorevole Ruocco, in questa assemblea di Sistema gioco Italia l’attenzione era concentrata su di lei, visto che per la prima volta ha partecipato a un incontro di operatori di gioco e che la sua parte politica ha sempre avuto delle posizioni molto ostili nei confronti di questo settore.
Ciò che è emerso da questo incontro è che la regolamentazione è sempre un valore. Quindi, quando si parla di sedersi ad un tavolo per stabilire delle regole chiare e condivise, siamo sempre disponibili. È questo, tra l’altro, è anche lo spirito della legge delega, come evidenziato al tempo. Quando c’è questa prospettiva è sempre qualcosa di positivo.
Sicuramente il settore del gioco rimane un settore critico, dove ci sono i minori da tutelare, dove c’è una campagna informativa da promuovere e implementare sempre di più. Ed è giusto che siano gli stessi operatori di settore che operano nella legalità, a combattere gli eccessi, la dipendenza patologica; a proteggere le categorie da proteggere.
Lei ha fatto anche un riferimento alla necessità di incrementare le regole. Ma gli operatori hanno spinto verso una deregolamentazione? Le è giunta questa richiesta da parte delle imprese?
No. Da un lato ho percepito nel corso di alcuni interventi un’osservazione che ho voluto un po’ guardare dal punto di vista critico.
Ho voluto sgombrare il campo da un fatto: dire che regolamentare il settore significhi in qualche modo rendere più appetibili le irregolarità oppure far sì che il sommerso aumenti. Questo è un pensiero che deve essere assolutamente fugato e smentito. Le imprese non l’avevano detto ma ho voluto sottolinearlo. Cioè, il sistema di regole non deve essere visto come se un aumento di regole possa incentivare l’illegalità. Il principio dev’essere l’opposto: più regole chiare ci sono, più posso implementare i controlli affinché l’illegalità con sanzioni pesanti venga combattuta.
E tra l’altro il decreto dignità ha dato l’avvio allo Smart che, grazie alla tecnologia, consente all’Agenzia delle dogane e Monopoli di intercettare meglio l’illegalità.
E gli operatori hanno apprezzato l’introduzione di questo Smart.
Assolutamente sì, perché genera un monitoraggio. E tra i vari punti critici che sono stati analizzati in questo dibattito molto interessante c’è il disagio di avere più regolamentazioni diverse a seconda del territorio.
Ma Regioni e Comuni vorrebbero ancora più autonomia normativa. Lei pensa che debba essere effettivamente incrementata? Cioè che i Comuni e le Regioni debbano avere ancora più poteri di intervento sulle regole del gioco o che invece questa autonomia vada ridimensionata e debba rientrare in un quadro nazionale?
Di questo hanno parlato più che altro gli operatori di settore. Io nel mio intervento non ne ho parlato.
Glielo chiedo per questo. Proprio perché lei non ne ha parlato durante l’incontro in Confindustria.
Personalmente, vedo chiaramente emergere l’esigenza di avere delle regole condivise ampiamente sul piano territoriale. Quindi non è utile frammentare il sistema e fare in modo che cambi da regione a regione. Perché questo si farebbe sì che una parte del gioco legale possa spostarsi secondo quello che è stato definito il “pendolarismo del gioco”. Per questo credo che in questo caso debba esserci una visione strategica dello Stato.
Parliamo della “reputation”, come viene chiamata oggi. Gli operatori hanno lamentato di subire una sorta di attacco dai media che parlano solo dei problemi legati alla loro attività. Lei pensa che media e politica abbiano fatto una sorta di alleanza per parlare solo degli aspetti negativi del gioco e fare di tutta l’erba un fascio buttando dentro tutte le aziende, sia legali che illegali?
Beh noi l’illegalità non dobbiamo nemmeno considerarla: come ha sottolineato il presidente di Confindustria, Boccia, non dovremmo nemmeno specificare che parliamo di gioco legale. Ci mancherebbe altro.
Venendo alla reputation, come dice lei la criticità del gioco esiste. Se c’è un attacco non bisogna vedere l’effetto dell’attacco in sé e per sé quanto piuttosto interrogarsi e cercare di fugare qualunque dubbio, cercare di tutelare maggiormente le categorie protette, di fare una campagna informativa capillare all’interno delle scuole e tra i minori in generale. Ecco, bisogna che lo Stato veda queste attività in senso ampio: dare più strutture sociali ai minori; creare interessi che vadano al di là delle slot machine o del gioco online disponibile sui telefonini. Insomma, verificare e seguire tutti quegli input che possono essere fuori controllo e meno adatti a un’età di scoperta, di interesse e di passioni, quali possono essere quelli della giovinezza e dell’adolescenza.
Sembra che l’attività della Commissione Finanze, che lei presiede, abbia fatto un po’ eccezione, visto che ha sentito tutti. Ma gli operatori lamentano di non avere trovato in questo Governo ascolto anche solo essere ricevuti dai vari ministeri. Lei come spiega le scelte dei suoi colleghi di partito?
Io sono presidente della Commissione Finanze e ho svolto il mio ruolo a pieno. Tant’è che lo Smart è stato presentato proprio nella mia commissione, dove è stata partorita anche la stessa legge delega. Sono stati fatti passi notevoli e anche lo stesso Question Time stimola il Governo.
Ecco, un incontro come quello di oggi in Confindustria è sicuramente propedeutico a un lavoro che deve essere sempre più di stimolo nei confronti del Governo e le altre istituzioni dello Stato.
Permetta una domanda personale. Lei ha parlato del suo ruolo privato di madre. Secondo lei bisogna allontanare le persone dal gioco o dal gioco patologico. Naturalmente, parliamo di maggiorenni, dato che ai minori il gioco d’azzardo è vietato per legge.
Guardi io ho sono mamma di due ragazzi che amano molto la barca a vela e vanno in mare estate e inverno. E in mare aperto è difficile trovare slot e altri giochi di questo genere. Cioè giocare può essere anche divertente nel momento in cui si sta con gli amici in maniera estremamente occasionale e sicuramente a quell’età ci sono degli interessi che sono più importanti.
Quindi lei dice: meglio non giocare assolutamente oppure giocare va bene ma con dei limiti?
Beh, prima di una certa età io diffido molto. Dopodiché è ovvio che ”est modus in rebus” ma prima di una certa età diffido molto e sono sempre dell’avviso che le cose comunque vadano conosciute, che se ne debba parlare e che la scuola si debba fare sempre attore in campo.
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