Le isole del gioco aiutano a fare più controlli. E le tabaccherie sono luoghi più sicuri.

Arturo Bova, presidente Commissione contro la ‘ndrangheta della Regione Calabria

Lei tiene a precisare di non essere un proibizionista.
Certamente. In Calabria abbiamo escluso dal divieto i tabaccai non equiparandoli ai bar o alle rivendite commerciale qualsiasi. I tabaccai vendono prodotti dei Monopoli di Stato e hanno caratteristiche diverse. A cominciare dal numero di slot installabili fino al loro corretto posizionamento nel locale.

​​Stando alla sua esperienza, come potrebbe essere regolamentata l’offerta fisica di gioco?
Personalmente auspico che ci siano dei punti dove sia possibile concentrare il gioco, consentendo controlli indubbiamente più facili visto che un conto è controllare 1000 esercizi commerciali e un’altra cosa e avere delle sale giochi nelle quali chi vuole entra e fa una precisa scelta. Spesso invece in altri locali, come al bar, si è portati al gioco anche senza volerlo.

In realtà poi le cifre ci parlano di percentuali pari al 2% per il gioco problematico e quindi oltre il 90% abbondante che gioca senza problemi.
Consideriamo che, comunque, non si potrà mai fare una stima precisa. Anche perché il giocatore tende a non dirlo, a non confidarsi, a non far sapere che ha questo brutto vizio tanto da nasconderlo persino alla famiglia. Il problema semmai è illudersi di eventuali distinzioni nell’offerta di gioco. Parliamoci chiaro, non viviamo nel libro dei sogni, e moltissime attività legate al gioco sono in mano alla criminalità organizzata, direttamente o indirettamente, anche tramite prestanome. E quanto dico non si fonda certo sul sentito dire. Si mettono in campo dei veri e propri casino online con la ’ndrangheta che gestisce tutti gli aspetti guadagnando e riciclando centinaia e centinaia di milioni di euro.

Lo Stato è attrezzato per controllare e contrastare il fenomeno?
Lo Stato è complice, ma questo vale per ciascuno di noi perché poi lo Stato siamo noi, non dobbiamo mai pensare che sia qualcosa di diverso! Dal ‘93 i vari governi di centro-sinistra e di centro-destra hanno tutti contribuito a questa liberalizzazione del gioco d’azzardo, incrementando senza precedenti l’offerta di gioco.

Ci sono settori, come per esempio quello dei supermercati, nei quali la mafia è presente ma a nessuno viene in mente di proporre la chiusura dei supermercati per contrastare queste organizzazioni. Invece con il gioco d’azzardo, a parità di condizione, si propone come soluzione quella di chiudere il settore. E’ questa la soluzione?
Sono convinto che il proibizionismo non porti da nessuna parte e che si debba semplicemente fare in modo che l’offerta sia guidata e gestita. Anche perché oggi sappiamo che il gioco d’azzardo patologico è un problema di natura sanitaria e nel 2012, finalmente, è stato inserito nei Lea (livelli essenziali di assistenza ndr.) come una malattia vera e propria, capace anche di indurre dipendenza. Però, ripeto, il gioco nasce con l’uomo e da quando c’è l’uomo c’è il gioco.
Sono semmai contrario a quello che non è più un gioco, perché in un vero gioco l’alea dovrebbe essere ripartita in parti uguali. Se sappiamo già che comunque solo il 70% del giocato ritorna come vincite sicure, lo Stato sta consentendo una truffa legalizzata, perché il gestore vincerà sempre il suo 30% e questo non deve essere ammesso. Il gioco sarà legale quando la possibilità di vincere o perdere tra utente e operatore sarà uguale.

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