Adesso a Malta esporteremo… muratori! Mentre nel gaming cercano 780 lavoratori qualificati.

Intervista esclusiva con il ceo di Mga, Malta gaming authority, Heathliff Farrugia. Che ha appena varato una nuova regolamentazione del gioco e risponde anche alle domande sui rapporti con l’Italia. E le prospettive del dopo Brexit, che potrebbe spingere ancora altri operatori di gioco a trasferirsi dal Regno Unito al centro del Mediterraneo per rimanere in Unione Europea.

Ho incontrato Heathcliff Farrugia al Sigma (Summit of iGaming Malta), la manifestazione dedicata al gioco on line che dal 28 al 30 novembre scorsi ha richiamato a Malta quasi 13mila visitatori e ha ospitato ben 400 espositori: operatori di gioco e fornitori di servizi.
È stata un’occasione per capire meglio cosa vuol dire per un piccolo Paese (500 mila abitanti in tutto) essere il primo dell’Unione Europea per numero di aziende di gaming presenti. E dove il gioco è visto come un settore industriale e non come un’attività da malavitosi.

La grossa operazione che ha portato agli arresti un paio di settimane fa è collegata in qualche modo a quella di due anni fa che colpì alcuni operatori maltesi?
Dicono che ci sono dei link perché alcune aziende coinvolte erano state coinvolte già a quel tempo. Noi non abbiamo bloccato alcuna licenza né fermato alcuna attività perché le persone che sono state investigate e arrestate oggi noi le avevamo già bloccate un anno e mezzo fa. Le aziende di cui parlano gli articoli, come Centurion Bet, le abbiamo bloccate un anno e mezzo fa.
Le altre aziende non hanno licenza maltese perché operavano ed erano autorizzati in Italia e qui avevano la sede operativa.
C’è poi il caso di Bet 365 Planetwin che però non riguarda la nuova proprietà. Noi abbiamo fatto delle indagini e i nuovi proprietari sono risultati senza alcun problema.

Lei parla di articoli di giornale perché da parte delle autorità italiane non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale giusto?
Non esattamente. Noi abbiamo collaborato e abbiamo fatto degli scambi di informazioni sugli operatori, come facevamo già prima ma con maggiore intensità. Oggi scambiamo molte più informazioni. Ma poi non saprei dire se queste informazioni sono servite alle indagini oppure erano cose che già conoscevano.

“Con l’Italia si collabora. Scambiamo informazioni

Quindi è stato fatto qualche passo avanti nei rapporti con l’Italia?
Direi che per quel che riguarda il settore del gaming sono stati fatti molti passi avanti nei rapporti tra le autorità italiane e maltesi. Abbiamo ottime relazioni e stiamo lavorando molto bene. Ci siamo incontrati un paio di volte con una autorità italiane e continueremo a incontrarci per intensificare le comunicazioni.

Tempo fa lei ha detto che in realtà non sono tanti gli italiani che operano nel gaming con licenza Mga.
Sì infatti sono pochissimi. Ce ne possono essere altri che non hanno licenza perché operano in qualche altra parte d’Europa ma con l’attività e i server a Malta. Se non hanno una nostra licenza noi non possiamo intervenire in alcun modo. Ci stiamo lavorando; ma al momento un’azienda che ha sede a Malta ma opera con una autorizzazione di un altro paese dell’Unione per noi è perfettamente legale.
Solo se opera senza alcuna autorizzazione di alcun Paese europeo allora l’attività è illegale e le nostre autorità possono intervenire.

“Per la nuova legge, abbiamo sentito
anche il parere dei giocatori”

Nel convegno di ieri, qui a Sigma, avete parlato della nuova legge maltese per il gaming che è appena entrata in vigore. E, parlando con gli operatori in giro per gli stand, si sentono solo commenti soddisfatti su questa legge. Come mai?
Perché quando si fanno le cose per bene anche le leggi riescono meglio. Noi, come regolatore, avremmo potuto fare la nuova legge senza consultare nessuno e poi imporla. Ma sappiamo che per arrivare agli obiettivi le regole devono avere senso, essere applicabili. Se si fa una legge che non si riesce ad applicare che gli operatori considerano impossibile da applicare si dà spazio alla illegalità. Noi abbiamo fatto consultazioni con gli operatori per quattro anni.

Ma in questo modo avete sentito solo la loro campana.
No, perché abbiamo sentito molti soggetti, cioè i service provider, gli studi legali e anche gli stessi giocatori.

Come avete fatto a interpellare i giocatori?
La consultazione era pubblica e abbiamo anche ricevuto dei feedback e dei suggerimenti dai giocatori. Certo, l’utente finale non è un esperto di giurisprudenza, ma abbiamo avuto un dialogo costruttivo anche con le organizzazioni no profit che si occupano della tutela del giocatore.

Anche loro sono soddisfatte?
Non posso dire che siano tutti i soggetti coinvolti siano contenti al 100%. Un operatore sarebbe contento se non ci fossero tasse. Ma sa anche che questa cosa non si può fare perché ormai il settore è maturo e gli operatori capiscono che per andare avanti ci devono essere delle regole e bisogna pagare delle tasse.
Quest’anno abbiamo dovuto introdurre le regole delle nuove norme antiriciclaggio e per la prima volta gli operatori di gioco sono diventati soggetti sensibili. Per la prima volta nella loro storia hanno gli obblighi delle procedure antiriciclaggio. C’è qualcuno ha detto che si tratta di procedure troppo restrittive, ma la maggior parte degli operatori ha capito che per far crescere l’industria in modo sano bisogna avere una cultura della legalità. Non si tratta di imporre delle regole ma avere un modo di pensare diverso. Sentirle dentro di sé.

“Si giocherà con le criptovalute.
Ma con tanti controlli in più!”

Per quanto riguarda l’antiriciclaggio c’è comunque una zona grigia che riguarda le criptovalute sulle quali non si sa ancora come potere controllare e garantire che tutti i passaggi siano verificati.
La nostra filosofia è sempre la stessa. Bisogna controllare. E per controllare bisogna che ci siano delle regole. Se non ci sono delle regole, se non c’è una regolamentazione non si può controllare.
Nel caso delle criptovalute, noi abbiamo finalmente una regolamentazione che, tra l’altro, ha completamente eliminato l’anonimato nelle criptovalute.
Le prime licenze saranno concesse dall’autorità finanziaria il prossimo anno. Le richieste si potranno fare da gennaio in poi e non appena saranno approvate da quel momento noi potremo accettare l’utilizzo di criptovalute nel gioco on-line.
Ma dato che si tratta di una tecnologia nuova, abbiamo stabilito un periodo di test. Per quasi un anno consentiremo alle persone di giocare con criptovalute in quello quello che definiamo un ambiente controllato. Sono previsti dei limiti di spesa, dei limiti di vincita e così via. L’obbligo di identificazione del giocatore, che esiste già per chi punta oltre una certa cifra, nel caso delle criptovalute sarà applicato con un limite molto più basso.
Lavoreremo con questo criterio per circa un anno. Dopo, una volta identificati e risolti gli eventuali problemi, potremmo togliere questi limiti.

“Non sappiamo come brexit sarà applicata”

Siamo alla vigilia di brexit. Per un po’ sembrava che gli accordi fossero stati raggiunti e poi si è rimesso tutto in discussione. Ma abbiamo un’idea di che cosa potrebbe succedere nel mondo del gioco?
In realtà ancora non possiamo dire nulla perché non sappiamo come brexit sarà applicata.
Per esempio: un’azienda che ha una licenza italiana e una UK ma con sede a Malta potrà continuare a operare nel Regno unito o dovrà aprire una sede lì? E potrebbe anche essere un’azienda con sede UK avere la licenza italiana o francese: dopo brexit potrà continuare a operare o dovrà trasferirsi in un Paese dell’Ue?
Quindi, potrebbero esserci aziende che hanno sede in UK e potrebbero scegliere Malta perché devono trasferirsi in Ue. Ma potrà succedere anche il contrario: che un’azienda con sede a Malta per operare in UK dovrà aprire una sede proprio nel Regno Unito, che rimane un mercato molto ricco per il mondo del gioco.

“Ora gli affitti maltesi sono
troppo cari per le aziende di gioco.
Che si lamentano anche
per il traffico caotico”

Certo, Malta rimane molto attrattiva per gli operatori di gioco. Al punto che comincia a esserci una crisi di crescita: il traffico automobilistico è cresciuto a dismisura per le poche e piccole strade di Malta e le aziende cominciano a lamentarsi per gli affitti troppo cari.
Sì è un problema, non si può negare. Per la viabilità il Governo sta già facendo qualcosa allargando quelle più trafficate. Forse abbiamo cominciato un po’ tardi però stiamo recuperando.
Per quel che riguarda gli affitti naturalmente il Governo non può intervenire perché in un libero mercato non si possono imporre i prezzi. Però ha aperto anche per questa materia una consultazione pubblica. Magari arrivano suggerimenti interessanti.
Però devo dire che due o tre anni fa avevamo il problema degli uffici che mancavano. Adesso sono stati costruiti molti nuovi edifici e sicuramente nessuno ha più quel problema. Questo dovrebbe portare anche a un livellamento dei prezzi.

Un altro paradosso e quello della mancanza di manodopera pare che addirittura si stia facendo un accordo con la Regione Siciliana per far trasferire a Malta lavoratori siciliani. Parliamo di centinaia di migliaia di persone, soprattutto nel settore dell’edilizia.
È vero. Io credo che questo sia dovuto a un errore che Malta fatto negli anni passati quando tutti pensavano che la cosa migliore fosse puntare alla formazione ai titoli di studio alti e puntare ad avere una laurea. Ma in questo modo si sta perdendo la manodopera, che continua ad essere indispensabile.

Ma mancano persone anche nel settore del Gaming
Sì l’ultima statistica lo scorso anno ha calcolato che c’erano 780 posizioni per le quali non si trovavano persone.

È quella del settore gaming e non sono posizioni da manodopera ma sono a figure specializzate
Noi siamo mezzo milione di abitanti. Non possiamo pensare di crescere, raddoppiare, triplicare… Quindi sappiamo che la soluzione sarà sempre quella di importare forza lavoro dall’estero​. ​

 

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