Realtà virtuale contro ludopatia reale

Si userà lo stesso casco che utilizzano gli appassionati di videogiochi in realtà virtuale, ma anziché giocare, sfidando mostri virtuali, si potrà lottare contro una dipendenza, anche quella da gioco d’azzardo. Il progetto si chiama BrainPark ed è stato realizzato dal Monash Institute di Melbourne (Australia) dove hanno messo a punto una struttura per lo studio del cervello sotto stress. Vengono combinati neuroscienza e realtà virtuale con l’esercizio ad alta intensità per diagnosticare e trattare persone che soffrono di disturbi compulsivi. Il tutto, senza utilizzare alcun farmaco.

La direttrice del BrainPark, Rebecca Seagrave, ne ha parlato in una trasmissione radiofonica e l’ha definito “un punto di svolta per le malattie mentali”.

Un esempio di come funziona questo metodo?
Un paziente con un disturbo ossessivo-compulsivo legato alla pulizia, può essere messo alla prova creando delle situazioni di sporcizia e disordine in cucina o nel bagno. Mentre i dipendenti da gioco d’azzardo possono essere testati con una replica virtuale di una sala slot da poker.

“Possiamo misurare la risposta cerebrale fisiologica delle persone verso differenti aspetti del gioco d’azzardo in un ambiente virtuale” ha spiegato la Seagrave “ed

esaminare quali aspetti sono più legati al comportamento da dipendenza.

 

Tradizionalmente, le dipendenze sono trattate secondo il tipo, come assistenza psicologica per la ludopatia e farmaci per le crisi di astinenza o l’ansia. Ma questo non funziona per tutti. Noi vogliamo offrire un nuovo approccio per diagnosticare e trattare la compulsione, sfruttando i benefici offerti dalla tecnologia”.

E in Italia?

Roberto Mollica, specialista in dipendenze e neuroscienze

Ma si tratta davvero di una novità assoluta o anche in Italia ci sono studi analoghi?

Lo abbiamo chiesto a Roberto Mollica, medico, componente del direttivo nazionale società italiana tossicodipendenze

 

 

La realtà virtuale è ormai utilizzata da qualche anno come strumento per la riabilitazione dei disturbi della sfera psichica e anche in quelli delle forma di dipendenza da uso di sostanze o comportamentali, come il gioco d’azzardo.

È definita anche terapia da esposizione in quanto, ricreando l’ambiente di consumo o di gioco, consente di osservare le risposte comportamentali dei soggetti che hanno il problema in un contesto di esposizione allo stimolo specifico, come ad esempio una sala slot: in questo modo è possibile addestrare le persone ad assumere comportamenti diversi come l’aumento del controllo dell’impulso a giocare.

I risultati degli studi a oggi disponibili sono incoraggianti e a sostegno di efficacia, anche se i migliori risultati si ottengono con programmi integrati ad altri trattamenti attualmente accessibili, ad esempio psicoterapia e terapie fisiche non invasive.

 

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