“Il gioco ancora permeabile e vulnerabile alle mafie”. Lo dice la Commissione parlamentare antimafia.

(Agimeg del 21/2/2018)

Relazione conclusiva Commissione Antimafia, Bindi: “Le mafie hanno interessi dal calcio al gioco d’azzardo, un settore ancora permeabile e vulnerabile”

“C’è la necessità di combattere la Mafia anche attraverso un lavoro di inchiesta parlamentare. In questa legislatura c’è stato un salto di qualità in tema di contrasto alle Mafie, abbiamo realizzato una collaborazione fra tutte le istituzioni. Le mafie non risparmiano nessuno, dal calcio al gioco ad ogni settore della vita economica, dall’impresa, agli appalti, alla sanità. Non c’è un settore della nostra vita pubblica e privata nei quali le mafie non provino ad aprire dei varchi”. Sono le parole del presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, in occasione della presentazione della relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, al Senato.
“Il comparto del gioco, dalle scommesse alla gestione delle slot machine, dalle scommesse sportive online fino al fenomeno del match fixing, risulta di altissimo interesse per la criminalità di tipo mafioso sia per riciclare ingenti capitali illeciti sia per i considerevoli guadagni che può garantire”, emerge nella Relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta. “Nonostante i diversi interventi normativi e l’impegno delle forze dell’ordine, questo settore dimostra purtroppo di essere ancora permeabile e vulnerabile e presenta aree di opacità che consentono alle organizzazioni criminali un facile inserimento e la realizzazione di enormi guadagni, tanto da costituire una valida alternativa ad attività altrettanto lucrose, come ad esempio il traffico di stupefacenti, con un rischio tutto sommato molto più contenuto sotto il profilo dei controlli. L’accertamento delle condotte illegali è molto complesso e le conseguenze giudiziarie piuttosto contenute. Inoltre, l’attuale sistema sanzionatorio, che prevede pene non elevate per il reato di gioco illecito, non permette l’utilizzo di più efficaci sistemi di indagine, come le intercettazioni, ed è presto destinato alla prescrizione”.
La relazione sottolinea come “gli interessi mafiosi si estendono anche al gioco legale, che sebbene gestito da privati attraverso il sistema delle concessioni, è pur sempre esercitato in nome dello Stato. Diverse indagini, hanno dimostrato che le organizzazioni criminali hanno operato enormi investimenti in questo comparto, acquisendo ed intestando a prestanome sale deputate al gioco, o inserendo propri uomini negli organigrammi delle compagini societarie di gestione degli esercizi deputati al gioco. Interferenze mafiose che talvolta lambiscono le stesse società concessionarie, con risvolti inquietanti sulla capacità di condizionare a proprio favore la stessa attività legislativa”.
“Anche l’elevato tasso di irregolarità amministrativa, circa il 32 percento, secondo i controlli rilevati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e dalla Guardia di finanza nel 2015 nell’ambito delle loro ispezioni di routine, dimostra che l’ambiente del gaming di Stato risulta ancora permeabile e vulnerabile all’illegalità. D’altra parte la polverizzazione dei punti gioco sul territorio e il numero elevato di apparecchi (circa 300mila) non agevola i controlli”.
Per la Commissione “vanno rafforzate le barriere all’ingresso del sistema pubblico dei giochi, in modo da chiudere possibili varchi alla criminalità organizzata e ai loro prestanome. I requisiti previsti per la partecipazione a gare o a procedure ad evidenza pubblica in materia di giochi e scommesse, così come quelli per il rilascio e il mantenimento di concessioni presentano gravi lacune. Non prevedono, infatti, nell’ambito dei delitti ostativi i reati contro la pubblica amministrazione, i tipici reati connessi in occasioni di gare d’appalto, i delitti di terrorismo interno e internazionale e le fattispecie più gravi di reati in materia fiscale. Appare inoltre necessario estendere l’applicazione della normativa antimafia a tutti gli attori della filiera: concessionari delle reti online di raccolta di gioco, gestori di apparecchi o terzi incaricati, produttori o di importatori di apparecchi di gioco. Infine, è necessario uniformare la tempistica delle gare delle concessioni, troppo spesso bandite nell’imminenza della scadenza della concessione con provvedimenti spot”. Per questo motivo si auspica “una riforma complessiva e organica di questo settore in crescita costante, con l’emanazione di un testo unico, che ponga le premesse per un nuovo modello di governance della vigilanza nel settore dei giochi e delle scommesse, basato anche sulla centralizzazione di qualunque dato o informazione giudiziaria riguardante il gioco d’azzardo e l’infiltrazione criminale nel gioco legale”.
Quanto all’attività svolta dal comitato Mafia e calcio la relazione sottolinea “preoccupanti forme di contaminazione mafiosa del mondo dello sport e in particolare del calcio italiano emerse dall’inchiesta parlamentare e che non possono essere sottovalutate”. C’è “l’urgenza di regolare in maniera più stringente il sistema delle scommesse legali prevedendo in particolare un divieto assoluto per le partite dei campionati dilettantistici, particolarmente vulnerabili e più esposti al fenomeno del match fixing, senza escludere un allineamento della tassazione delle scommesse ai livelli delle altre operazioni commerciali”.

Ad aprire la presentazione della relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie il Presidente del Senato Pietro Grasso: “La Commissione ha mirabilmente indagato sulle attività da cui la mafia trae i propri finanziamenti e, soprattutto, quanto sia rilevante nelle strategie mafiose la fase di ripulitura dei proventi illeciti e del loro inserimento nell’economia legale, mettendo in risalto la condivisa preoccupazione sull’uso di bitcoin e valute virtuali che sfruttano forme di anonimato per aggirare le misure antiriciclaggio”, ha detto. lp/AGIMEG

 

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